Nelle scorse settimane è stato eseguito un taglio speciale per allontanare un castagno secolare (170 anni!) che minacciava di schiantarsi su di una camera di raccolta dell’acqua potabile nel Comune di Mezzovico-Vira.
L’intervento ha permesso di (ri)mettere in sicurezza il manufatto che avrebbe potuto essere gravemente danneggiato dall’eventuale crollo del grosso albero, causando di conseguenza dei problemi alla rete idrica.
Alberi e acqua
La relazione tra il bosco e l’acqua è stretto e con variegate sfumature. In generale il bosco ha un ruolo essenziale ed insostituibile in caso di eventi meteorologici estremi. Se non ci fosse il bosco durante le forti piogge che regolarmente si abbattono nelle nostre regioni (Le precipitazioni sono abbondanti con una media annuale a Crana di 2238 mm!), i fondovalle sarebbero devastati da frane e colate detritiche, rendendoli di fatto inabitabili. Con le loro radici gli alberi ancorano e trattengono il terreno; con le loro foglie lo proteggono dall’effetto diretto delle grosse gocce che lo eroderebbero rapidamente; le chiome trattengono parte della precipitazione e la rilasciano in modo più dolce.
Inoltre, pur se le piante assorbono acqua dal terreno per la loro propria sopravvivenza, d’altra parte la chioma evita che i raggi solari, soprattutto d’estate, vadano ad impattare sullo stesso prosciugandolo ancor più rapidamente.
Finalmente, gli alberi e la vegetazione, assieme al terreno, hanno pure un effetto filtrante sull’acqua che, passandovi attraverso, viene filtrata e che, dopo chissà quale tortuoso percorso, sgorga poi fresca e pura dalle sorgenti.
Le sorgenti del Cusello (testi in parte tratti da Vivere la Montagna, n. 64 – 2009)
Tra Mezzovico e Sigirino si inserisce, trasversalmente alla Valle del Vedeggio, la profonda Valle Cusella, detta anche la valle delle cento sorgenti. Nell’alveo principale sono state eseguite una serie di grandi briglie in muratura ciclopica che hanno superato da ormai un secolo alluvioni e avversità di ogni tipo.
la Valle Cusella era conosciuta fin dai tempi antichi per il suo torrente che si alimenta con oltre cento sorgenti che sgorgano dal Motto Rotondo, dal Tamaro e dai Gradiccioli. Era acqua abbondante, molto apprezzata perché buona e preziosa. Il torrente scende alquanto incassato fino a Sigirino dove si immette nel fiume Vedeggio.
L’Alpe di Cusello, Cruxella in latino, viene citato per la prima volta in una pergamena che porta la data del 4 agosto 1375. Da altri documenti si rileva che nel 1420 fu acquistato dai terrieri di Sigirino. La vicinanza, termine usato sino al 1798, era costituita dal comune, dal patriziato e dalla parrocchia. Quindi quasi 600 anni fa, nell’anno della famosa e cruenta battaglia di Arbedo, il 1422, la regione del Cusello era diventata proprietà del Comune di Sigirino. L’atto di transazione e vendita, stipulato dal notaio Gilardinus Carolus, è molto preciso: indica il numero delle sorgenti, i diritti di pascolo, l’abolizione del livello (affitto), la struttura delle valli.
L’anno 1798 segna la fine della Vicinanza e il 1803 la nascita del Cantone Ticino. L’Alpe di Cusello rimane di proprietà del Patriziato di Sigirino. Le sue sorgenti lo riporteranno di nuovo alla cronaca, oggi diventata storia. Il 12 agosto 1893 la città ed il Comune di Lugano acquistano dall’ente proprietario nove sorgenti.
Con un atto del 2 giugno 1913 il Patriziato vende definitivamente l’Alpe di Cusello e dintorni per la somma di franchi 42’000 alla città di Lugano.
Il progetto per l’utilizzazione delle acque provenienti dalla regione situata tra il Tamaro e i Gradiccioli fu approvato dall’Assemblea comunale di Lugano il 6 agosto 1893, che votò un credito di un milione di franchi. (Lugano contava allora 8000 abitanti…). Questo primo progetto comprendeva l’acquisto e la captazione di nove sorgenti sotto l’alpe Cusello; la posa della condotta di trasporto fino a Crana dove fu costruita la camera di raccolta e di misura; la posa della condotta di trasporto Crana-Massagno lunga circa dieci chilometri con diametri varianti da 225 a 300 mm e con quattro camere di rottura di pressione (Pedevilla, Pianone, Origlio e Cureglia). Inoltre venne costruito il serbatoio a Massagno (Cappella delle Due Mani) e fu posata la condotta principale fino al centro di Lugano
Con il progredire dei lavori di assestamento del terreno e di rimboschimento furono scoperte e captate numerose altre sorgenti. Attualmente l’acquedotto di Cusello consta di 103 prese (!), 19 camere di raccolta, nonché di una fitta rete di tubazioni. La portata massima complessiva, limitata dalla capacità di trasporto della condotta Crana-Massagno, è di 110 litri al secondo.
L’acquedotto del Cusello eroga circa 2,5 milioni di metri cubi di acqua all’anno, il che costituisce circa il 20% del fabbisogno complessivo del grande acquedotto di Lugano, al quale sono allacciati anche sedici comuni limitrofi.
Qualitativamente l’acqua di Cusello si presenta come un’acqua molto dolce, leggermente aggressiva e ricca di ossigeno.
Foto: archivio AIL SA
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